Lodi, in clinica anche canguri e panda
Lodi, 2 aprile 2019 - «A parte Obelix, la tigre da 200 chili che ho operato lo scorso novembre, gli animali di specie più particolari che abbiamo avuto di recente qui alla clinica veterinaria sono stati un panda rosso, per una tac, e dei canguri, per esami cardiologici». Damiano Stefanello racconta i primi sei mesi trascorsi a Lodi come direttore sanitario della clinica veterinaria universitaria, riunificata dopo anni in cui il dipartimento per piccoli animali era ancora a Milano mentre quello per grandi animali era già a Lodi: «Le specie più particolari arrivano da parchi faunistici con propri veterinari che si rivolgono a noi perché abbiamo un anestesista molto preparato, Giuliano Ravasi, e perché offriamo strumenti diagnostici d’avanguardia».
I grandi numeri, però, da ottobre, con l’avvio dell’anno accademico, ad oggi, riguardano soprattutto cani e gatti: «Abbiamo effettuato circa 3 mila accessi tra prime visite, controlli, interventi chirurgici, diagnostica come ecografie, endoscopie, tac – spiega Stefanello col direttore generale Saverio Paltrinieri –. I nuovi “pazienti” sono circa 1500. Stiamo assistendo ad un incremento delle visite non su appuntamento tra le ore 16 e le 20, una dozzina a settimana, segno che i lodigiani proprietari di animali stannno imparando a conoscerci. Ma oltre a continuare ad offrire attività specialistiche a colleghi di tutto il nord Italia, come già avveniva a Milano, con orgoglio siamo stati scelti dall’Ats Città Metropolitana per occuparci di cani e gatti randagi: a breve firmeremo una convenzione. Spesso abbiamo in cura “gatti Ats”, per sterilizzazioni, malati o che hanno subito incidenti: ne abbiamo operati circa mille, alcuni con fratture spinali importanti. In questi casi, non essendoci un proprietario, li teniamo qui in degenza anche fino a 2-3 mesi. Circa 700 invece i cani trattati nell’intero 2018 tra Milano e Lodi».
Se le cure per i piccoli animali a Lodi stanno decollando, quelle per i grandi sono stabili per i cavalli, in crescita per i bovini: «Abbiamo trattato 50 cavalli, soprattutto per il servizio di diagnostica con tac della testa e per la risonanza magnetica delle zampe – spiegano –; questo benché gli ippodromi stiano chiudendo e il settore sia in crisi. Tra bovini e suini abbiamo avuto 120 casi: in crescita il trattamento per le malattie gastroenteriche dei vitelli che consente di non ricorrere agli antibiotici. Di routine anche le necrospie (autopsie) dei gatti Ats, dei bovini, chieste dall’allevatore per accertare che un animale non sia affetto da malattie che inficino la mandria, e, talvolta, quelle richieste da proprietari che vogliono capire se, ad esempio, una morte improvvisa del cane sia stata dovuta ad un tumore o ad un avvelenamento».
Fonte Il Giorno